Scrivere poesie è viaggiare. Ci sono luoghi che ci aspettano nel viaggio della vita. La Calabria ne è piena e Scilla è uno di questi. Se arrivi in un giorno di sole, così come è successo a me nel luglio del 2015, i colori ti abbagliano e il cuore trabocca. L’insieme del mare, del cielo e della terra è in perfetto equilibrio. Anche Ulisse è passato di qui e Omero racconta che aggrappandosi all’albero di fico, fece i conti con la sua hybris. Ognuno di noi conosce bene i propri Mostri.
Dal Libro XII dell’Odissea: A metà dello Scoglio c’è una buia spelonca, volta verso la notte, all’Erebo… Là dentro Scilla vive, orrendamente latrando… l’altro scoglio, tu lo vedrai, Odisseo, vicini l’uno all’altro, dall’uno potresti colpir l’altro di freccia. Su questo c’è un fico grande, ricco di foglie: e sotto Cariddi gloriosa l’acqua livida assorbe.
Scilla
Stormi di parole
sul cielo caldo
del paesaggio.
È ancora acceso
il sole
tra gli echi leggeri
del viaggio.
L’unica fata Morgana
è quella della mente
corre veloce
e lontana
sulla linea dell’orizzonte.
I mostri sono vinti
ricacciati nel profondo
pure a Cariddi
gli abbiamo dato dentro.
Ninfe, dei, guerrieri, eroi
nel grande piccolo porto
ci ricordano poi
che il tempo non è morto.
N.B.
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