Quest’estate sono stata in un posto magico: a parte il paesaggio della Basilicata, la cucina locale e la bellezza del borgo, ciò che per me contava, era la suggestione poetica. E questa, è stata la parte più significativa: sapere, vedere, toccare, i luoghi in cui una giovane donna nel Cinquecento sopravviveva al suo talento di poetessa e anche di donna. Eh, sì, per essere vere donne, ci vuole soprattutto talento. Figuriamoci in un feudo sperduto come quello di Favale, oggi Valsinni, e nientepocodimeno che in una fortezza come il castello Morra! Povera Isabella, la cui vicenda fece mettere in viaggio Benedetto Croce e che ha suscitato recentemente l’interesse di Dacia Maraini. Il clima ricostruito intorno a Isabella e al suo presunto amante Diego Sandoval di Castro, signore del feudo di Bollita, attuale Nova Siri, è palpabile e accogliente. Si respirano la poesia, l’amore, e l’orrore e la sofferenza per l’ingiustizia subita da questa eroina del passato. Si ascolta il silenzio. Il corpo di Isabella non si è mai trovato, forse disperso nelle acque del fiume Sinni: ma che importa? L’anima di Isabella rivive tanto da raccogliere nella sua bellezza tutte le donne sconosciute e non, che hanno provato ad esercitare le arti ma che sono sempre state ostacolate dall'intolleranza e dal pregiudizio fino a subire la violenza della legge maschile e umana.
Isabella,
pensa a portare la gonna
e ad essere una Morra.
Ti devi sposare
e fare una famiglia
o il velo indossare
da brava sorella e figlia.
Hai perso la testa
per quel bellimbusto?
Ti faremo la festa
se non la metti a posto.
Niente più lettere e rime
altrimenti di forza
ti portiamo al fiume.
Se non rispetti
il nome del casato
come un agnello
finirai sgozzato.
Ti illudevi di fare la poeta?
Una donna deve stare
buona e quieta.
Che cosa credevi, Isabella,
di scamparla?
Hai infangato l’onor nostro,
del paese e dei dintorni
non è accettabile che una Morra
pensi, scriva, parli…
Della tua vita, a noi fratelli
il potere di finirla!
ennebi
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