A Cosenza, patria di Bernardino Telesio, è vissuta fra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento una delle donne più colte del tempo. Lucrezia della Valle, ragazza prodigio, donna di talento, componente col nome di Olimpia dell’Accademia Cosentina. L’hanno accompagnata intelligenza, predisposizione allo studio, sete di conoscenza e sensibilità d’animo, purezza di cuore. Una donna che, già a quei tempi, ha saputo coniugare i doveri familiari con gli interessi culturali. Ma le sue aspettative e speranze d’amore che fine hanno fatto? Nel suo cuore cosa nascondeva? Allora il matrimonio era sinonimo di imposizione e non di scelta, e così sposò Giambattista Sambiase da cui ebbe ben sei figli. Fortunatamente la poesia e la cultura hanno reso possibile la sublimazione della passione amorosa fra Lucrezia e Sertorio Quattromani, suo zio (famoso letterato), così come racconta Coriolano Martirano nel romanzo storico L’innocente peccatrice, Falco editore, 2011, una delle poche fonti che ho trovato su questa poetessa calabrese. Pensate, Lucrezia ha scritto: 42 sonetti, una canzone, 3 sestine, 6 ballate e un capitolo sull'amore, un libroi sulla linua di Roma e uno sull'arte poetica. Cosa ci resta? Questo sonetto a testimoniare che nel suo cuore non coltivava nessuna attesa di salvezza, né temeva l'espiazione di colpe. semplicemente la forza dell'amore che fa soffrire. La favola nel cuore di Lucrezia è tutta qui!
ennebi
Non con la fiamma dell’impura face,
non con lo stral che le vili alme fere,
il cor mi punse, e accesemi il pensiere
l’altero Dio ch’ogni durezza sface.
Ma con quel foco suo dolce e vivace
che tolse in pria dalle celesti sfere,
e con quella saetta, il cui potere
anche ai spirti gentil diletta e piace.
Quindi egli avvien che dall’acceso petto
escon le voci mie legate in rima
per far palese la sua gi(o)ja altrui.
Santo Amor, deh non far, ch’ove diletto
ebbi nel farmi a te ligia da prima,
dica in fin, lassa me! Qual son, qual fui!
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