Marina dal nome impetuoso come il mare e dal cognome difficile da pronunciare. Marina moglie alle prese con la scomparsa del marito, madre alle prese con le malattie, la morte dei figli. Marina che si barcamena fra carteggi appassionati con due mostri sacri come Pasternak e Rilke, che la adorano, aiutandoli con la sua presenza spirituale. Una donna che non vuole dividere uomini con le proprie mogli, che mette paura. Russa fuggiasca, tra arresti e spionaggio. Fra tutte queste Marine il collante è Marina poeta. Il poeta che afferma la sua libertà, anarchica fino in fondo all’anima. Solo lì ha trovato il paese che voleva abitare.
Marina è il poeta felice di vivere come scrive. Ho inciso le vene: la vita sgorga/ in modo inarrestabile/ irrimediabile…Senza ritorno, in modo inarrestabile/ irrimediabile sgorga il verso. Marina sgorga con passione dalle sue pagine che ci riportano a lei, alla sua vitalità, al destino del poeta.
Marina muore impiccata ad una trave. Il poeta da lontano conduce la parola/ La parola conduce il poeta lontano./ Per pianeti, segni… per fossati/ di lontane parabole…/ Tra il sì e il no/egli, perfino volando giù da un campanile/ troverà un gancio… Poiché il cammino delle comete/ è il cammino dei poeti. Dove sarà adesso? Ha trovato il suo gancio? Segue le comete?
Marina che sapeva abbracciare l’altro con l’orizzonte dei monti/ con la corona granitica delle rocce, di sicuro non si è arresa. Alla vita dichiarava: Sei il cacciatore, ma io non cederò/ sei l’inseguimento, ma io sono la fuga/ non prenderai la mia anima viva! Chissà cosa avrà scritto per la morte.
ennebi
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