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FABULA RASA /11 Il peso di Virginia

Ci sono poche autrici, come Virginia Woolf, che si portano dentro l’essenza dello scrivere e il fardello dell’esistere. Scrivo di lei con timore reverenziale - quasi non osavo farlo - tanti sono i suoi qualificati estimatori. Non ho da fare recensioni o analisi critiche, né emettere giudizi di merito. Ma da donna e scrittrice, ispirata a crearmi una stanza tutta per me e a far sentire la mia voce, non posso fare a meno di inserirla in questa mia panoramica al femminile, assegnandole un posto privilegiato. La ringrazio, la leggo, la ricordo. Gita al faro ha illuminato il mio percorso e mi ha spinto a conoscere nel suo Diario la Virginia nascosta: la bambina che ha sofferto le violenze della famiglia allargata, la ragazza che ha trovato a Bloomsbury non solo un circolo culturale ma il punto di partenza, la donna che ha oscillato nel suo instabile equilibrio  tra l’ambivalenza affettiva  e matrimoniale, l’attenta lettrice dei classici e la rigorosa esperta di letteratura del suo tempo; infine la scrittrice che, pubblicato un suo libro, veniva colta da ingovernabili crisi di ansia, in attesa del responso della critica, più di una qualunque sconosciuta emergente. Non è facile leggere Virginia Woolf. No. Risulta molto impegnativa, nelle sue pagine, la comprensione del conflitto con la caducità del tempo, con i nemici invisibili e visibili, con la ricerca di uno stile che da La crociera, il primo romanzo, si evolve fino a Le onde in quadri raffinati e sonori. Ma quello che Virginia cercava nel suo cuore forse non lo sapremo mai, è il destino degli eletti o dei condannati dalla vita, se l’è portato con sé, in fondo al lago, sotto il peso del passato che si era messo in tasca. La sua attenzione per le donne, per la donna, che ancora oggi fa breccia nel nostro animo, ce la rende, pur irraggiungibile, più vicina che mai. Una di noi, per sempre. Ciao, mrs Woolf!

 

ennebi

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