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FABULA RASA /12 La lezione di Elena

Il nome di Elena Ferrante torna in primo piano - si fa per dire, visto che i suoi libri sono sempre fra i più venduti in classifica - come editorialista del Guardian del weekend su quale si occuperà di amore, annessi e connessi. In Italia piuttosto che apprezzarla si continua la spasmodica ricerca della sua identità nascosta. Ma cosa importa chi è? Per me è una grande scrittrice di storie. Ci sono scrittori del flusso di coscienza, scrittori del paesaggio, scrittori dell' io, dell'eros, dell'anima e così via. La Ferrante è geniale nel saper narrare i fatti. Il primo romanzo della saga ti prende per mano, con le due amiche che, per me, sono entrambe geniali. Il secondo, un po' da sceneggiata napoletana, ti riacciuffa. Il terzo ricompone il viaggio. Il quarto, forse un po' troppo descrittivo, ti saluta. Fatto sta che, quando sono usciti, li ho letti tutti d’un fiato, ma sto pensando di rileggerli con calma.  Ho letto tutto quello che c’era in circolazione della Ferrante cercando anche le radici della tetralogia nei suoi primi brevi romanzi di formazione. Cosa ho trovato? di tutto un po': amore legato a sotterranei, odore di muffa e ragnatele. Linguaggio osceno in dialetto napoletano, pasticcerie negozi funicolari tram. Cognomi da acquisire col matrimonio, libri di poesia con dediche, villeggiatura al mare. Chiusura e sofferenze.  Che ci importa se, secondo lei, i libri una volta scritti possono fare a meno dei propri autori… Noi, almeno io, non vogliamo fare a meno dei suoi libri. Cara Elena Ferrante, per favore donaci una nuova serie di amiche geniali, nuovi giorni di abbandono, altri amori molesti e tante figlie oscure. Raccontaci di quanto è difficile essere figli e genitori, di disagi fra uomini e donne che si amano e poi non si amano più, di ricordi sotterranei e passioni seppellite, ma non dimenticare di ribadire la lezione che più mi preme: mantenere vita e scrittura separate. E, soprattutto,  persuadimi definitivamente della tesi che  si può amare la scrittura  pur rinunciando a ciò che ogni scrittore, da che mondo è mondo, ha rincorso disperatamente (una buona dose di orgoglio narcisistico). Grazie!

ennebi

 

 

 

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