Per farvi gli auguri di San Valentino, ho scelto una poetessa che non è conosciuta al grande pubblico. Fermi rimanendo il rispetto e l’ammirazione per i gettonati Neruda, Prévert, Garcia Lorca, e i tanti altri poeti che hanno saputo, in ogni tempo e in mille modi, celebrare l’amore, ho pensato che, se da sempre le donne sono state le destinatarie di versi immortali, sia giusto ricordare che, talvolta, lo sono anche gli uomini. Oggi voglio rendere loro omaggio, attraverso la poesia di di Anna Achmatova. Più nota come la modella della Donna Rossa (1915) di Modigliani, giovane sposa di Gumilëv, poeta fondatore del gruppo acmeista - che, proprio in viaggio di nozze, ebbe una presunta liaison con il tormentato artista livornese. Frenetica fu, dopo la fucilazione del marito, la vita di Anna, piena di amanti - uomini e donne -, matrimoni e divorzi, figli, censure, guerre, tanto da essere definita da Zdanov “poetessa decadente, mezza suora e mezza puttana”. Nel 1946 venne infatti espulsa dall’Unione degli scrittori sovietici accusata di disimpegno politico ed estetismo, per essere poi riabilitata nel ’55. Come al solito, lo sguardo giudicante verso la donna è sempre severo, se i suoi comportamenti non rientrano nei canoni ufficiali! Ma come preciserà Brodskij, Anna non rientra in una categoria tradizionale di poeti ma è semplicemente uno di quei pochissimi poeti che sbarcano nel mondo con la loro sensibilità unica. Senza modelli né epigoni. Voce della storia sofferta del suo paese, canta, nei suoi brevi versi e nelle sue rime esatte, l’amore, ma, in contrapposizione alla spregiudicatezza della sua esistenza, di quell’amore di tutti i giorni - la più dolce delle abitudini - di quell’eterno presente. Si è difesa dalle fiamme rivoluzionarie e dalle sue persecuzioni rimanendo fedele al proprio stile, parlando delle pene e delle gioie dell'amore. E allora? La poesia diventa, con la Achmatova, memoriale delle passioni di un singolo essere così come di un popolo o di tutta l'umanità. Delle tensioni sensuali, dei sentimenti, dell’intimità di una donna. Quest’amore che fa soffrire perché sa come strapparti di nascosto,/ alla pace e alla felicità e fa paura scoprirlo/ in un sorriso ancora sconosciuto, ovvero come quando talvolta, acciambellato come un serpente/ lancia incantesimi proprio accanto al cuore/ oppure tuba di continuo giorni e giorni/ come un colombo alla finestra bianca. Ma di cui non si può fare a meno: …perché è insostenibile per l’anima/ il silenzio dell’amore. E questo silenzio, lei, per fortuna, lo ha fatto parlare, per poterlo noi, oggi, nel nostro intimo cuore, ascoltare.
ennebi
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