Quest’estate, una presentazione di Quindici milligrammi mi ha portato a Locri, dove, confesso, non mi ero mai fermata. Zaleuco (che lo storico Timeo ritiene solo un personaggio mitico), della scuola pitagorica, diede a questa città le famose Tavole, le più antiche leggi scritte dai Greci. Platone la definì Fiore d’Italia: un motivo deve pur esserci! Io vi consiglio vivamente di visitarne il parco archeologico, ma soprattutto di fare una passeggiata sul lungomare e di fermarvi davanti alla statua di Nosside, stagliata contro il cielo, per catturarne la magia. Figlia di Teofile, nipote di Cleoche e discendente da Evarista - una delle cento donne fuggiasche, provenienti dalla Grecia al seguito della loro regina, fondatrici della città - secondo la linea matriarcale allora vigente (anche Polibio sostiene che la nobiltà di Locri Epizefiri non trova origine dalla linea maschile ma da quella femminile), visse fra il IV e il V secolo a.C. Fu poetessa riconosciuta e fedele a Saffo che considerò sua maestra: Sono Nosside, l’unica poetessa di Occidente, come Saffo lo era stata di Oriente. Amò prima Rintone, commediografo di Siracusa, morto in una tempesta a mare, e poi Demetrio, filosofo di Thuri, trucidato nell’assedio dell’esercito di Pirro.
Gli studiosi calabresi Rocco Giuseppe Greco e Giovanni Curcio ne danno notizia nei loro scritti, da me letti di recente e ai quali attingo. Nosside viene descritta quale donna bella e sensuale, colta e raffinata, maestra amorosa e vigile, amante della bellezza, ma, soprattutto, dotata di animo sensibile e fecondo per la poesia. Spesso richiesti dalle sue alunne come doni votivi, predilesse gli epigrammi (ce ne sono rimasti solo dodici). L’ultimo, scritto per Saffo e affidato al figlio di Demetrio in visita a Locri per consegnarlo nelle mani della grande poetessa: Ospite gentile, se la tua nave ferma a Mitilene, felice di canti, per godere delle grazie di Saffo, di’ ch’alle Muse quanto lei cara nella terra di Locri sono nata. Va’, non scordare, Nosside mi chiamo! L’amore, il filo conduttore della sua vita e della sua produzione poetica riecheggia nei versi più conosciuti: Più dolce dell’amore non c’è nulla. Tutte le altre dolcezze vengon dopo. La mia bocca sputa pure il miele. Questo Nosside dice: chi non ebbe un bacio d’Afrodite, non conosce che fiori siano le sue rose.
ennebi
Scrivi commento