Conoscevo Annie Ernoux solo di fama, fino a quando, in pochi giorni, ho letto due dei suoi numerosi libri pubblicati in Italia da L’Orma Editore. Si tratta di Una donna e Gli anni. Ho preferito il primo, senza nulla togliere al secondo. Romanzo (breve), benché l’autrice lo definisca qualcosa tra letteratura, sociologia e storia, sulla morte della madre. Un dolore secco e tagliente che ti resta dentro, un viaggio a ritroso nel classico rapporto madre-figlia. Un odio-amore più che giustificabile secondo i canoni della letteratura psicoanalitica, attraverso un linguaggio crudo, una scrittura nitida e diretta come una lama. Nel secondo romanzo, Premio Strega Europeo 2016, la Ernaux si serve di fotografie per narrare i propri anni dal ’40 in poi. Un affresco, anche troppo dettagliato, della società non soltanto francese, in cui il punto di vista politico, economico, sociale, culturale fanno tutt’uno con la sua vita. In primo piano davanti all’obiettivo lei, ancora e sempre la sua vita, coraggiosamente messa a nudo. Ma è sempre necessario, per uno scrittore, farlo? Se può essere liberatorio da un lato, dall’altro non rischia di diventare un confine dal quale è difficile uscire? Ho sempre pensato che su alcune cose bisognerebbe tacere, non è necessario, insomma, raccontare proprio tutto. O no? Comunque, leggerò di sicuro tutti gli altri suoi scritti per avere un quadro completo della forte personalità, che mi sembra già chiaramente emersa: quella di figlia femmina nel primo, e di moglie madre insegnante donna ritrovata nel secondo. Colpisce, ancora una volta, in Una donna, l’eterno conflitto che ci divora, nel rapporto genitori-figli, tra l’amore e il bisogno di libertà. Di colpo mi sono avvilita, d’ora in poi vivrò sempre sotto il tuo sguardo per arrivare a ho perso l’ultimo legame con il mondo da cui provengo. Per nessuno è possibile trovare un senso alla morte, soprattutto del padre o della madre. Ma questo, purtroppo, non consola. Per quanto riguarda il secondo libro, un’analisi critica e spietata dei suoi anni: se tutte le immagini sono destinate a scomparire, allora perché catturarle con un libro strumento di lotta scritto nella lingua per tutti? Semplice: per superare il rapporto dialettico vita-morte e salvare la Storia rendendola immortale. Impresa titanica: Annie Ernoux, ci è riuscita.
ennebi
Scrivi commento