Peccato non avere letto L’ora di tutti di Maria Corti (1915-2002) prima, cioè quando sono stata ad Otranto. A parte l’atmosfera suggestiva del luogo e i colori del mare che mi hanno fatta innamorare, non sono riuscita a guardare le ossa dei Martiri nella Cattedrale: mi impaurivano. Quando vi tornerò, spero presto, sarà di certo diverso e darò voce a quel cumulo di ossa con un ricordo, un’emozione. Forse potrei anche dar loro dei nomi: Colangelo, Cola Mazzapinta, mastro Natale, Nachira, Padre Epifani e tanti altri. Sono gli ottocentotredici martiri che salirono sul colle della Minerva il 14 agosto 1480 e che rifiutarono di convertirsi all’Islam, rinunciando così a salvarsi, Come Antonio Primaldo che gridò “Evviva la santa fede!” o Nachira che così ricorda: Arrivati sullo spiazzo ci fermammo; il Pascià sedeva alla turca su un tappeto rosso davanti al padiglione, la mezzaluna d’oro sulla berretta, il boia era pronto. Vicino a me saltellò una cicala, felice lei che avrebbe continuato a saltellare.
L’ora di tutti è l’ora di chi sta per morire. La morte è in agguato da quando sono state avvistate le navi turche nell'azzurro mare della terra d’Otranto. Interruppe molte cose la venuta dei turchi a Otranto […] Il mondo sembrava messo lì dal buon Dio […] ma il 28 luglio dell’anno 1480 il mondo spalancò le nostre porte ed entrò.
Già l’esergo - Canto general di Pablo Neruda, Yo Soy La muerte vv 10-13) -, Voglio essere nella morte insieme ai poveri che non trovarono il tempo di studiarla, mentre li bastonavano quelli che hanno un cielo suddiviso e organizzato, la dice tutta.
Prima di morire - ho letto - la Corti disse che era finito il suo incantesimo. Ma io credo che si sia sbagliata, perché lei, in qualche modo, continua a farcelo vivere o, almeno, con me l’ha fatto. Lei, che si era laureata con Benvenuto Terracini in Storia della lingua e con Antonio Banfi in Filosofia. Lei, che creò il Fondo Manoscritti all’Università di Pavia e numerose e famose riviste. Lei, che ha sviluppato e diffuso l’analisi strutturalista dei testi letterari. Dunque: filologa e semiologa, teorica di letteratura e analisi dello stile, accademica, critica letteraria e scrittrice. Questo sì che può chiamarsi incantesimo!
Perché ti incanta la lettura di questo romanzo? L’ora di tutti è quell’ora che, prima o poi, capita a tutti nella vita, quell’ora in cui ognuno può dimostrare a se stesso e agli altri di valere qualcosa. Il pescatore Colangelo tiene testa all’assalto turco come un pazzo: mi figuravo che da solo avrei liberato le mura, la cattedrale, tutta Otranto; invece, quando fui colpito alle spalle da un coltello turco, in un attimo caddi a terra. Com’è breve quello che si fa, quando si è vivi; che tremende speranze ogni tanto.
Anche il capitano Zurlo muore mentre cerca di difendere gli otrantini dalla furia degli infedeli. Mentre ripetevo: “Salvatevi,” agitando in aria la spada, i turchi mi presero di mira, colpendomi al petto, e caddi a terra. Non sentii molto dolore, più che altro un gran colpo, mentre cadevo, cui seguì un annebbiarsi della vista. “Ecco com’è fatta la morte,” pensai, “ma non è una cosa tanto difficile. Mi pare che si possa proprio andare. Anzi, non è per niente difficile.”
Don Felice, l’unico spagnolo rimasto ad Otranto per amore della bella Idrusa. La più bella donna di Otranto - cavalla selvaggia come dice il suo stesso nome - che gli risponde così, a proposito di Manuel, l’ufficiale spagnolo che lei ha amato invano. “Mi ha ferito nell’anima, signore, e anche se la mia anima è di popolana, io non posso lasciarmela stracciare, perché è la sola cosa che ho.” Perché Idrusa, come le ha detto Colangelo, aveva una spina ficcata in qualche parte e per quella spina mai tolta le era venuta una vita diversa dalle altre donne. Anche mastro Natale le aveva suggerito di lavorare come le altre donne e di non pensare troppo. Ma lei, al contrario della sorella, lei era fatta di arcobaleno. Non sopportava di vivere come tutte le donne di Otranto, a pulire cicoria, aggiustare reti, accudire figli e marito. Idrusa si chiedeva come si fa ad essere felici ma non capiva quando questo tormento fosse cominciato nella sua vita. Doveva ben esserci uno sbaglio a un certo punto!” Tanto che si ucciderà, consapevole di poter essere “risparmiata” dal turco per la sua bellezza. Sentii le sue mani sul collo e barcollai, ma poi fui più svelta di una gatta, e coprendogli gli occhi con una mano, presi con l’altra il pugnale e me lo ficcai nel petto
Ne L’ora di tutti convivono il sacro e il profano: il martirio della fede e il lato carnale e romantico dell’amore. E non manca l’inquietudine delle donne. Tema con cui vado a nozze, come sapete voi che mi conoscete bene!
A ciascun uomo nella vita capita almeno una volta un’ora in cui dare prova di sé; viene sempre, per tutti. A noi l’hanno portata i turchi.
E a "noi", oggi?
ennebi
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Maria Cristina Guidetti (giovedì, 01 agosto 2024 19:27)
Vorrei sapere se è mia madre e cosa mi ha fatto , perché io ancora faccio fatica a respirare .da piccola avevo ricordi di olocausto terribili .poi i miei me li hanno fatti cancellare.