Per questo San Valentino ho scelto una poetessa, Juana Fernandez Morales ( 1892- 1979), che nella sua prima raccolta di poesia, Le lingue di diamante, si firmava Jeannette d’Ibar, per poi diventare Juana de Ibarbourou. Nel 1919 le sue poesie fecero scandalo: lo farebbero pure oggi? Quasi come se l’amore non fosse anche carnalità, sensualità, desiderio. Perché Juana non si nascondeva dietro nessuno schermo o pretesto retorico e il suo giovane spirito femminile scalpitava e si manifestava nella gioia di donarsi totalmente, senza veli. Ti do la mia anima nuda / come statua protetta da scudo alcuno / nuda con la sua impudicizia / di un frutto, di una stella o di un fiore / di tutte queste cose che hanno l’infinita / serenità di Eva prima di essere maledetta / di tutte queste cose / frutti astri e rose / che non sentono la vergogna del sesso senza veli / e a cui nessuno oserebbe tessere vesti / senza veli, come il corpo di una dea serena / d’intenso biancore di giglio! / Nuda, e del tutto aperta, completamente / per l’ansia d’amare!
E ancora, nella dannunziana Notte di pioggia: Aspetta, non dormire. Ascoltiamo / il ritmo della pioggia. / Appoggia tra i miei seni / la fronte silenziosa. / Io sentirò pulsare le tue tempie / palpitanti e tiepide come fossero dei martelli vivi / battendo sulla mia carne. / Noi due siamo un mondo / isolato dal vento e dalla pioggia / dentro il tiepido rifugio dell’alcova.
Una poetica amorosa, semplice nella struttura, ma specchio di un immaginario urgente, rigoglioso di vitalità, di desideri impetuosi. Una radice selvatica, quella della nostra Juana, come si descrive lei stessa: Oh, potessi condurti con me / a dormire una notte fra i campi / e aspettare su ’l tuo cuore il mattino / sotto il tetto impazzito di un albero! / son la stessa fanciulla selvaggia che anni fa conducesti con te. Consapevolmente felice della sua carica di trasgressione, del suo essere Ribelle in amore: Caronte. Sarò uno scandalo nella tua barca / mentre le altre ombre pregano, gemono o piangono / e sotto i tuoi occhi di sinistro patriarca / timide e tristi, sottovoce, pregano. / Io andrò come un’allodola cantando verso il fiume / e porterò il mio profumo selvaggio sulla tua barca.
Molto famosa nel panorama sudamericano, resta da noi (triste copione) sconosciuta ai più, la poetessa proclamata la Juana de America nel 1929 e la Mujer de las Americas nel 1953, che ci invita alle gioie dell’amore con la veemente intensità della gioventù: Prendimi ora che è ancora presto / e che ho nuove dalie in mano /… Prendimi ora che è ancora presto / che la mia mano è ricca di nardo / Oggi, non dopo. Prima che cali la notte / e la corolla fresca si appassisca. / Oggi e non domani. Oh, amante! Tu non vedi / che il rampicante crescerà il cipresso?
Ogni tanto fa bene consacrare non solo l’amore ideale ma anche l’amore carnale che nella sua nudità diventa più puro del primo. Perché l’amore è uno solo. E resta eterno. Amato, se muoio, non portarmi al cimitero / scava una tomba per terra, vicino al fiume… / A terra, amato, dove il sole / scalda le ossa e gli occhi /mentre guardo la lampada selvaggia / del tramonto rosso. / A terra, amato. Lascia che il transito / sia più corto. Prevedo / la lotta della carne che risale / per sfasciarsi negli atomi del vento. / che le mie mani siano inquiete / come talpe che scavano / fra le ombre del passato. / Seminami. E lancia dei semi / voglio che le radici crescano / come una scala tra le ossa rattrappite / salirò a sorriderti nei gigli.
ennebi
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