Grazie a due amiche fiorentine, sotto l’ombrellone, quest’estate, ho avuto la fortuna di imbattermi - attraverso un libretto di cui mai avrei potuto immaginare l’intensità - una scrittrice e giornalista che non conoscevo: Marcella Olschki ( 1921-2001), che con Terza Liceo 1939 vinse il Premio Bagutta Opera Prima nel 1954.
Come esordisce nella prefazione il grande Piero Calamandrei, suo professore all’università, l’opera dell’autrice, che si laureò in giurisprudenza dopo varie disavventure, è sia un’opera d’arte che una testimonianza - autentica più di una relazione ministeriale - della scuola fascista, nella quale il rancore è diventato poesia. Il rancore per il conformismo servile che la cultura fascista reclamava dai propri studenti, per l’insopportabile retorica d’ufficio a cui bisognava piegarsi, ma che non ha soffocato l’ironia della nostra eroina, processata, immaginate un po', per una cartolina inviata al professore più truce della scuola. Accogliendo la sfida di costui (Ho ancora da trovarlo, però, quello che ha il coraggio di mettervi la firma!) la nostra, incredula, si troverà sotto processo, con il suo cognome perseguibile dalle leggi razziali, fino alla corte d’Appello rischiando il carcere a diciott’anni, solo per aver spedito al suo professore, indicata da una freccia, l’immagine di un carcere.
La spontaneità e la schiettezza del riso si accompagnano alla leggerezza e all’eleganza di una scrittura come poche. Quell’umorismo leggero che sorvola sui personaggi (in ogni classe come regola generale, fra la massa amorfa dei non meglio identificati, c’è “quello bravo” e “quello che fa ridere”) sui rituali (Come avete trascorso la giornata del 28 ottobre, Significato storico ed etico della marcia su Roma), sui soprannomi (La rondine sopra il tetto), sulle burle così come sulle accuse (Olschki! Voi ridete! Non capite che non c’è niente da scherzare? E non solo! Il vostro ridere acquista un significato politico. Vi avverto state attenta, molto attenta!) e addirittura denunce, coinvolgendoci fin nel profondo, facendoci ridere, arrabbiare, gioire o piangere.
La Olschki mi ha fatto sedere accanto a lei, ai suoi compagni, davanti ai suoi professori, tra i banchi del suo liceo, il Dante di Firenze, durante l’epoca buia del fascismo, portandomi alla memoria lontani annunci agli altoparlanti della filodiffusione interna durante la mia scuola media. Da docente ho sempre evidenziato ai miei alunni la mancanza di libertà di quei tempi, ma da alunna non mi ero mai immedesimata nei panni di un’alunna come la nostra scrittrice. E lei, Marcella Olschki, mi ha insegnato ad essere più indulgente, ad abbandonare vecchi rancori, a perdonare, per esempio, la miopia di un professore che ha sempre sminuito il valore dei miei temi perché considerati espressione di libere idee. A guardare al passato con più benevolenza. Ricordando soprattutto le pagine più belle: come fare forca che noi chiamavamo filone, i cortei delle dimostrazioni che per noi diventarono manifestazioni; ma soprattutto i valori che hanno accomunato e, credo, continuano a unire, pur nella diversità dei tempi e dei luoghi, tutti gli alunni: lo spirito dell’amicizia e il primo amore.
Avete mai sfogliato un vecchio album di famiglia di tanti anni fa, con tutte le fotografie sbiadite, macchiate di giallo e le scritte a punta tutte per traverso in inchiostro marrone con tanti puntolini esclamativi? Vi salteranno agli occhi fisionomie care e luoghi cari, cose finite ma non dimenticate. E si fa strada in voi un senso quasi prepotente di tenerezza e vi si velano gli occhi nel contemplare quelle figure e quei luoghi così strettamente connessi alla vita di una volta che vi sembra di non ricordare più, e che si rivela d’un tratto come una parte tanto viva di voi stessi che vi par di rivivere quei tempi con la stessa freschezza di sensazioni e la stessa intensità di allora. Gli occhi si staccano dalle fotografie gialle e si perdono nel passato. Ritrovate nel ricordo un colore, un profumo, un gesto, un pensiero, e il passato rivive, nuovo, nel presente.
ennebi
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Luigi Petrone (domenica, 02 ottobre 2022 14:55)
Alcune donne sanno lasciare il segno, più dell'inchiostro sulla carta.
Mattia Pio Gammetta (domenica, 02 ottobre 2022 15:03)
Marcella Olsky é il simbolo della ribellione, di una rivelazione e di una lotta. Prima di essere docenti o di ambire a tale carica, si è studenti. Seppur non abbiamo avuto modo di inviare una cartolina, come quella che fece Marcella al suo docente. La ribellione é un flusso, un flusso adolescenziale che riecheggia lo spirito dell'anima. Ciò che rende Marcella congrua alla biografia di ognuno di noi é il ricordo. Il ricordo posto come un' attitudine percettiva assieme alle memorie del passato. Da quella fonte s'inebria un vero e proprio lavoro ( poeticamente un attimo) di astrazione. Saper astrarre il passato per diramarlo ricordo nel presente. É un fenomeno percettivo che assume la ribellione di una giovinezza, una ribellione fatta poesia alla radice dello spirito divenuto storia. C'è uno sviluppo, quasi una congiunzione tra l'io poetico di Marcella e l'io storico di ognuno di noi, posto nella collettività, che con la percezione e l'astrazione del passato riversa la tela dell'esistenza e del tempo, così diverso, così simile nell'attività fenomenologica di ogni soggetto cosciente nel percepire a priori l'oggetto passato nella posteriorità del tempo attuale! Grazie professoressa, per avermi fatto conoscere il messaggio ed il ruolo della percezione fenomenologica, tra Marcella Olsky e il "neo tempo."
Monica (domenica, 02 ottobre 2022 15:21)
Cosa può, nel bene e nel male, una cartolina mandata alla persona giusta, con le parole giuste, nel momento giusto...
Rosanna Taranto (domenica, 02 ottobre 2022 18:17)
Nulla si perde realmente.... Sono quei piccoli oggetti insignificanti che di colpo legano anime, vite e ricordi.... La potenza della memoria femminile travalica ogni realtà, ogni luogo ed ogni tempo... Il correlativo oggettivo palpita vivamente nei cuori di coloro che mai si sono dimenticati...
Nuccia Benvenuto (lunedì, 03 ottobre 2022 16:55)
Grazie a tutti per gli innumerevoli spunti di riflessione.
Maria Algieri (martedì, 04 ottobre 2022 21:10)
Grazie Nuccia per avermi fatto conoscere la scrittrice Olschki .Il passato è dentro di noi ,una cartolina ‘’ingiallita’’ che pulsa sempre.
Antonella (mercoledì, 05 ottobre 2022 16:10)
Ironia come espressione d'intelligenza che vuol far sorridere per non cedere all'offesa e che vuol far riflettere, ma non insegnare. Quando intelligenza, riflessione e femminilità si uniscono, ne esce fuori una forza tale da spaventare le menti troppo occluse. Anche questa grande donna è un meraviglioso esempio da seguire. Grazie Nuccia
Nuccia Benvenuto (mercoledì, 05 ottobre 2022 18:34)
Sono felice che questa "pillola"abbia stimolato tante menti e fatto scoprire un'autrice poco nota, ma che merita tanta attenzione. Gli insegnamenti dati con eleganza e anche con ironia lasciano il segno più di quelli ostentati. Grazie a voi.