Nel 2017, nella Sala delle donne di Montecitorio, è stato eretto il busto di Anna Maria Mozzoni (1837-1920), giornalista e scrittrice, conferenziera, autrice di saggi e traduzioni, che può - ne ha tutti i titoli - per il suo impegno politico essere considerata la prima suffragetta italiana
Vita lunga, quella della Mozzoni, una donna che sembra, per il suo stile moderno, aver vissuto nel Novecento. Nonostante fosse stata relegata, a soli cinque anni, nel Collegio delle famiglie nobili e povere (dove resterà fino ai quattordici), Anna Maria, che pure aveva donne di riferimento in Adelina Saffi e Adelaide Cairoli, nel 1864, quando scrisse La donna e i suoi rapporti sociali, pensò bene di dedicare questo saggio alla madre, con parole che testimoniano quanto la mamma Delfina l’avesse allevata nella libertà di pensiero e lontano dai conformismi dell’epoca, in una famiglia liberale e di idee progressiste. Forse perché Anna Maria capì che, date le ristrettezze economiche, la scelta del collegio era stata da parte dei genitori l’unico modo per farla studiare come i fratelli. Lei, tuttavia, rinuncerà a una formazione bigotta per una propria da autodidatta, grazie alla ricchezza della biblioteca di casa.
Mentre i miei deboli sforzi dirigo all'utile della femminil gioventù e, tracciando alla donna i suoi doveri, e rivendicando i suoi diritti, […] io non posso porre in migliore accordo coll'argomento la mia mente ed il mio cuore che a Te consacrando questa mia fatica. A Te, […] che il comun pregiudizio non dividesti che alla donna interdice il libero pensiero; a Te, che vita mi desti, latte ed insegnamento, questa mia dedica è tutt'insieme debito ed omaggio.
Il saggio della Mozzoni anticipa nelle sue tesi quello di Stuart Mill, La servitù delle donne (nel quale l’autore ammetterà la collaborazione della moglie, Harriet Taylor) e che Anna Maria tradurrà dall’inglese.
Per lei le imposte, ma non per lei l'istruzione; per lei i sacrifici, ma non per lei gl'impieghi; per lei la severa virtù, ma non per lei gli onori; per lei la concorrenza alle spese nella famiglia, ma non per lei neppur il possesso di se medesima; per lei la capacità che la fa punire, ma non per lei la capacità che la fa indipendente; forte abbastanza per essere oppressa sotto un cumulo di penosi doveri, abbastanza debole per non poter reggersi da se stessa.
Mazziniana ma non appigliata, pioniera dell’emancipazione femminile (a partire dal suo nome Marianna che invertì in Anna Maria), cominciò a rivendicare il diritto al voto e all’istruzione e a portare avanti numerose battaglie sociali, anche da oratrice nei comizi che la resero famosa. Ammirò Cristina di Belgioioso, polemizzò con Matilde Serao e collaborò con la Marchesa Colombi.
Che fa la penna in mano a una donna se non serve alla sua causa, come a quella di tutti gli oppressi?
Una donna così libera non poteva che esserlo anche nella vita privata: a 49 anni si sposò con un conte di 39, e darà a una figlia naturale il proprio cognome, dopo una battaglia in tribunale, a matrimonio fallito.
Morirà in solitudine e in condizioni precarie, ma le sopravvivranno, per fortuna, gli ideali pre-femministi che il fascismo vanificherà subito dopo.
La oscura fine di una illustre femminista è il titolo con cui l'Avanti annuncia la sua morte, il 18 giugno 1920
Alla prima alba di lunedì 14, è morta al Policlinico, in età di anni 83, la signora Anna Maria Mozzoni, vedova Malatesta, che fu a suo tempo, se non la prima, certo una delle più geniali e più amabili assertrici dei diritti e della emancipazione femminile in Italia. […] collaborò intensamente alla compilazione del Codice di Sanità e nei primi albori del movimento socialista fu una delle poche personalità che ne seppero comprendere e coraggiosamente difendere le ragioni.[…]Si è spenta oscuramente, ma le tracce della sua opera di un tempo restano incancellabili nella storia della causa femminile e la sua memoria rimane simpatica ed indelebile nell’animo dei vecchi amici che le sopravvivono.
E oggi… che dire? Vogliamo darle più luce?
ennebi
ennebi
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Mariolina Rocco (martedì, 07 marzo 2023 15:51)
Una storia di vita esemplare, esempio di emancipazione ed affermazione dei diritti femminili.
Grazie, Nuccia, per questi interessanti contributi ed ancora complimenti!������
Antonella (martedì, 07 marzo 2023 16:23)
La femminilità espressa con tenacia e coraggio, con vigore e anche con le più grandi manifestazioni d'amore. L' Amore verso la madre, la figlia, il rispetto, la giustizia. La vita. Quelle espressioni tipiche di una donna he non perde il lato più dolce che la caratterizza, ma che neppure si sottomette e con forza e tenacia spiana la strada ad un futuro migliore. Grazie Nuccia
Giovanna Procopio (martedì, 07 marzo 2023 17:37)
Grazie Nuccia �per aver ancora una volta dato voce ad una Donna che ha contribuito a far sì che oggi tante possano gridare il proprio essere sé stesse, il proprio esser-ci con gli altri senza vergogna e paura di essere nate tali. Il percorso ha implicato dolori, rifiuti, delusioni a tante, dimenticate purtroppo dalle nuove generazioni nate fortunatamente nell'emancipazione, un pochinonel diritto e lontane dal far tesoro di quanto si è dovuto soffrire per costruire i traguardi raggiunti!
Caterina (martedì, 07 marzo 2023 18:31)
Grazie Nuccia. Ottimo spunto per celebrare la festa dell’8 marzo.
Anna Morrone (martedì, 07 marzo 2023 20:55)
Ottima scelta, una donna di alto spessore
e dalla forte personalità...
Nuccia Benvenuto (martedì, 07 marzo 2023 21:30)
Grazie a tutte voi.
Maria De Simone (mercoledì, 08 marzo 2023 14:06)
Grande donna e, soprattutto, una grande attivista dei diritti civili e pioniera del movimento di emancipazione delle donne in Italia.
Grazie di cuore, Nuccia!
Oriana (mercoledì, 08 marzo 2023 17:18)
Grazie cara, come sempre cogli nel segno! Un caro abbraccio �
Francesca Palummo (mercoledì, 08 marzo 2023 22:54)
Orgogliosa di essere donna! Grazie Nuccia