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FABULA RASA /73 Le api di Alice

Se, come ha detto Tillie Olsen, è proprio vero che ogni donna che scrive è una sopravvissuta, Alice Rivaz, pseudonimo di Alice Golay, (1901-1998), lo è a pieno titolo alla sua lunga esistenza. Mancata concertista è costretta a lavorare per mantenersi al Bureau del Lavoro di Ginevra. Ma sarà autrice di sette romanzi fra cui La pace degli alveari, scritto nel 1947 che ho visto a metà strada  fra la  Vita e morte della massaia della Masino del ‘45, e Quaderno proibito della De Céspedes del ‘52.  Già nel ‘45 Alice  faceva il suo accorato appello: «Che cosa aspettiamo per dire la nostra?». Beh, Alice ce la dice tutta, già dalla prima pagina del romanzo: «Credo di non amare più mio marito». E nella seconda parte tutto diventa ancora più chiaro: «Alcune presenze e soprattutto quella di mio marito, mi separano dalle mie radici, mi impediscono anche solo di avvicinarmi a me stessa».

La Rivaz rispetta in pieno la definizione che hanno dato di lei nel 2003 “Una scrittrice audace e solitaria” che per tutta la sua lunga vita dopo il lavoro si chiudeva nella propria stanza a scrivere. Una rivolta silenziosa, la sua, come quella delle donne dei  romanzi che scrive, sempre in lotta contro il sistema patriarcale che le omologa nel ruolo tradizionale. Donne immobilizzate – come lei – in attese senza senso, risucchiate da un ritmo quotidiano che le fa fluttuare come alghe imprigionate nell’acqua.

Mi sono chiesta: che sarà mai questa pace degli alveari? Ci arriviamo insieme alla protagonista Jeanne Bonand, attraverso le nostre perdite, mentre la nostra biancheria, sopravvive negli armadi ben affastellata, proprio dove lei nasconde il suo diario – come farà Valeria Cossati con il proprio Quaderno proibito. Smarrendoci: «Sarà allora che quell’abisso è dentro di noi? E che la presenza di un uomo nella nostra vita, di un uomo amato, agisce su di noi come il liquido rivelatore fa scaturire i bianchi e i neri delle pellicole fotografiche?». Quell’abisso che può diventare il matrimonio. Ma cosa si cerca nel matrimonio? Non i figli, come fanno tutti. No! Jeanne cerca altro. «Quello che cercavo nel matrimonio, lo sento, me ne accorgo sempre di più, non era la famiglia, ma l’amore». Quell’abisso che ci rende comparse. E allora guardiamo alla società delle api. «La società delle api è molto più antica ed evoluta di quella degli uomini». È una  società è perfetta. «Chi lo sa se una delle condizioni di questo stato di perfezione non era la messa fuori gioco, metodicamente voluta e operata, dei maschi piantagrane… Ma noi non siamo api». Già. Siamo donne. Ci vogliono comparse. La Mantide Religiosa fa paura. Ma anche il marito padrone. «Sì, gli uomini dovrebbero stare in guardia. Dovrebbero pensare più spesso alle api, alla pace degli alveari. Al “prezzo” che si paga per la pace degli alveari». Amarezza e ironia. L’alternativa è il perenne conflitto a cui ci condanniamo. Perdite, abissi, flagelli, solitudine. Solo leggendo Rilke «qualcosa in me segretamente gioisce…»

E l’amore? «Non sarà  forse che il nostro nemico non è l’altro, ma l’amore stesso? L’amore frainteso? »  L’amore che ci inganna? «C’è che ci hanno ingannato perché prima si sono mostrati diversi, perché hanno saputo nascondere ciò che erano veramente». Aver vissuto pensando solo all’amore ci fa capire che «non si tratta che di amore sognato». Il finale si ricollega con l’inizio Da cosa si misura l’amore? «Quel che misura – l’amore – ciò di cui è testimonianza non è piuttosto una certa obbedienza a un destino?».

Bisogna guardare la vita con gli occhi di Proust, occhi nuovi, infantili. Scoprire forse che se non ci sono figli, non c’è il volto del compagno mal assortito verso il quale ci giriamo, ma quello di un padre, di una madre – l’autrice visse con la propria fino alla morte di questa dopo averla assistita.

Ma forse, alla fine, ciò che riuscì a esprimere nel suo primo romanzo accompagnò per tutta la vita Alice Rivaz: la paura per il futuro, i rimorsi, il peso di una società maschilista; e allora, i sogni sull’emancipazione femminile non sono altro che Nuvole tra le mani? No!

ennebi

 

 

 

 

 

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Commenti: 1
  • #1

    Mariolina Rocco (lunedì, 17 giugno 2024 18:47)

    Cara Nuccia, ancora una volta ci incuriosisci con la storia di una donna unica e straordinaria che ha lottato per trovare un posto nel mondo e contribuito a renderlo un po' migliore.