
Di recente, sono stata a Palermo e ho scoperto con piacere che esiste una via intitolata a Nina siciliana, poetessa del XIII secolo, detta anche Monna Nina e, poiché la città dello Stretto ne reclama, a sua volta, la natalità, Nina da Messina. Conoscitrice della scuola poetica siciliana – grazie forse alla passione per la poesia di Costanza d’Altavilla – è stata una delle prime donne a scrivere in volgare; ma anche qui nasce una questione: chi ha il primato? La nostra Nina Siciliana o Compiuta Donzella, altra poetessa, toscana?
Al di là di questo, la cosa più bella è che nella seconda metà del Duecento – in pieno Medioevo – ben due donne sfidavano gli uomini a singolar tenzone. L'inizio della Querelle des femmes? Con tutti i limiti della società del tempo imposti alle donne – il massimo cui, allora, potevano ambire era l matrimonio o, in alternativa, il convento – di esse, solo quelle appartenenti alle famiglie nobili avevano la possibilità di godere di maggiore libertà e di istruirsi, in particolare nei circoli di corte: di certo, sarà stato il caso di Nina.
Comunque sia, nel 1527 veniva stampata la risposta Qual sete voi, sì cara proferenza, al sonetto del poeta toscano Dante da Maiano, La lode e ‘l pregio e ‘l senno e la valenza, dando inizio alla liaison epistolare.
Qual sete voi, che cara proferenza / Che fate a me, senza pur voi mostrare? / Molto m’agenzeria vostra parvenza, / perché ‘l meo cor potessi dichiarare. / Vostro mandato aggrada a mia intenza, / in gioia mi conterìa d’udir nomare / lo vostro nome che fa proferenza / d’essere sottoposto a me innorare. / Lo core meo pensar non si savrìa / Alcuna cosa che sturbasse amanza, / Così affermo e voglio ognor che sia. / L’udire a voi parlare è vollia mia, / Se vostra penna ha buona consonanza / Col vostro core, od è tra lor resìa. Nina si mette sullo stesso livello dell'uomo! Dimostra sicurezza, autorevolezza, intraprendenza nell'amore che erano prerogative maschili.
Iniziò, a questo punto, per le scarse notizie su di lei, la diatriba sulla vera esistenza di Nina – problema che, naturalmente, non si pose per Dante – con esiti favorevoli e contrari: Donna delicata ed elegante, bellissima sopra ogni altra del suo tempo e della sua nazione, e che è stata la prima donna da quanto si sa a scrivere in un linguaggio volgare per Vincenzo Nannucci, anche se Adolfo Borgognoni ne smentisce addirittura l'esistenza con La condanna capitale di una bella signora, sostenendo che Nina, in realtà, fosse stata creata nell’officina tipografica dei Giunti.
Va bene, non abbiamo dati biografici sicuri, forse era nata intorno al 1240 oppure al 1290. Forse a Palermo, intorno alla corte palermitana di Federico II di Svevia, dove di certo la poetessa fu influenzata dalla poesia trobadorica che giungeva dalla Francia. Forse a Messina, dove Nina conosceva Guido e Oddo delle Colonne, della scuola poetica siciliana.
I dubbi sulla sua esistenza, nonostante fosse annoverata tra i fondatori della Toscana favella, veggendosi citata nel Vocabolario della Crusca, hanno una comune matrice maschilista: è così difficile accettare che una donna, all’epoca, potesse essere una poetessa di talento? Va bene, sì, l’analfabetismo femminile, ma qualche eccezione poteva pur esserci. E invece no! Troppo audace? Beh, sì… Se leggiamo un’altra tenzone di Nina, stavolta con un interlocutore anonimo, troviamo uno sparviero che vola via rompendo le catene dell’amore. Tapina ahimè ch’amava uno sparviero: / amaval tanto ch’io me ne moria; / a lo richiamo ben m’era manero / e dunque troppo pascer nol dovìa (…) or se’ salitosi come lo mare, ed ha rotti li getti e se’ fuggito…
L’innamorato si è volatilizzato! Insomma, esisteva il ghosting già in questa chat poetica d'altri tempi...
Per finire in bellezza, Agostino Gallo, grande appassionato d’arte, aveva organizzato un Pantheon di illustri siciliani presso la Chiesa di San Domenico a Palermo, collocandovi un busto di Nina con una poesia a lei dedicata. A Nina:
Ornamento del siculo Parnaso / cara alle Grazie a poetar fu prima / fra il vago sesso nel volgare in rima / astro d’amor brillò nel ciel sicano / per fama accese Dante da Majano.
Beh, cosa hanno fatto nel 1930? Hanno tolto il busto di Nina per lasciare posto a quello di un generale!
Non mi resta che dirvi: Ragazzi, vi raccomando, fate l’amore, non fate la guerra!
ennebi
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Filly Berardi (venerdì, 14 febbraio 2025 11:46)
Complimenti Nuccia, la scelta narrativarende più efficace lo scrupoloso lavoro di ricerca sulla produzione letteraria femminile. Raccontare il passato significa tutelare e diffonderne la conoscenza