
Si parla sempre troppo poco di Marie Gouze (1748-1793) o al secolo Olympe de Gouge – molti manuali di storia non ne fanno tuttora menzione – autrice della Dichiarazione della donna e della cittadina, pubblicato il 5 settembre 1791, il cui Preambolo recita:
Le madri, le figlie, le sorelle, rappresentanti della nazione, chiedono di costituirsi in assemblea nazionale. Considerando che l'ignoranza, l'oblio o il disprezzo dei diritti della donna, sono le sole cause delle disgrazie pubbliche e della corruzione dei governi, hanno deciso di esporre in una dichiarazione solenne i diritti naturali inalienabili e sacri della donna.
Rimasta vedova con un figlio dopo un matrimonio forzato, a soli 14 anni – condurrà, di seguito, una vita amorosa libera e naturalmente criticata – si ribattezzò col nome della madre e, lasciata la provincia, cominciò a frequentare salotti letterari parigini per poi scrivere le prime opere teatrali. Sì, sono in pochi a sapere che Olympe divenne autrice della Comédie Française: firmò ben 71 pièce! per non parlare dei suoi 29 romanzi e, fra libelli rivoluzionari e articoli, 70 scritti in totale. Del resto, era figlia naturale dello scrittore e drammaturgo francese Jean-Jacques Lefranc de Pompignan.
Qual era il suo chiodo fisso? La difesa, da ogni tipo di ingiustizia, di quelle categorie che la società riteneva inferiori, cioè donne e schiavi neri, escluse con la forza e il pregiudizio. Olympe parla di diritti: il diritto al lavoro, il diritto all’istruzione e alla carriera, il diritto di voto, il diritto al divorzio – La nécessitè du divorce – il diritto per le donne sposate di disporre dei beni indipendentemente dal marito. Mette in scena la condizione di subalternità delle donne, degli schiavi nelle colonie francesi, per denunciare l’orrore della schiavitù, come in Zamore et Mirza ou l’heureux naufrage.
Uomo, sei capace d'essere giusto? È una donna che ti pone la domanda; tu non la priverai almeno di questo diritto. Dimmi: chi ti ha concesso la suprema autorità di opprimere il mio sesso? La tua forza? Il tuo ingegno? Battendosi contro la supremazia del sesso maschile, è facile capire che molte delle sue opere furono rifiutate, non solo dall’opinione pubblica, ma anche da parte di alcuni critici perché le idee di Olympe erano troppo avanti. Nel ventesimo secolo diventeranno la bandiera del femminismo. Emanciparsi vuol dire liberarsi, sottrarsi a una soggezione, a una dominazione, a una condizione subalterna. Nonostante la grande partecipazione femminile alla rivoluzione, nell'aprile 1793 la Convenzione dichiara che le donne non hanno lo statuto di cittadine. Nel suo ampio programma di riforme sociali, Olympe, da vera pasionaria, commette un passo falso lanciando un appello pubblico destinato alle autorità rivoluzionarie: Les trois urnes, ou salut de la Patrie par un voyageur aérien, una proposta di referendum popolare per scegliere una forma di governo tra quelle repubblicana, federativa e monarchica. Il Tribunale rivoluzionario non aspettava che questo – dopo la sua dedica alla regina – e, zac! accusata, interrogata a porte chiuse; perquisita la sua abitazione e sequestrati i suoi scritti; imprigionata. Il 28 ottobre 1793, arrivò l’atto ufficiale d’accusa a Olympe de Gouges: il suo manifesto politico venne considerato una difesa della monarchia e questo le costò la pena di morte. Uno scherzo del destino: proprio a lei, l’unica donna francese presente nell'elenco rivoluzionario e abolizionista dell'abate Henri Grégoire di tutti quegli uomini che hanno avuto il coraggio di perorare la causa di abolizione dei privilegi, della pena di morte e della schiavitù.
In quei tempi di giustizia sommaria per i controrivoluzionari, figuriamoci cosa dovette subire una donna colta e indipendente come lei: abbandonata persino dal suo difensore, non si arrese: scrisse, denunciò, attaccò e si difese da sola. Ma dopo quattro mesi di prigionia e di sofferenze fisiche e morali, Olympe de Gouges venne ghigliottinata. Era il 3 novembre 1793. Dal rapporto sulla sua morte:
Olympe de Gouges, nata con un’immaginazione esaltata, ha scambiato il suo delirio per un’ispirazione della natura: ha voluto essere Uomo di Stato. Ieri la legge ha punito questa cospiratrice per aver dimenticato le virtù che convengono al suo sesso.
Le virtù che convengono al sesso femminile! Avete capito? Ma Olympe era andata già oltre! Comodo considerarla pazza.
L’uomo schiavo ha moltiplicato le sue forze, ricorrendo alle tue per spezzare le catene. Una volta libero è diventato ingiusto verso la sua compagna: Oh donne! donne! quando la smetterete di essere cieche? Quali vantaggi avete tratto dalla rivoluzione?
Tu, Olympe, hai perso la tua, di testa, di certo non per un’immaginazione esaltata, ma per lo strapotere maschile. Noi, dalla tua personale rivoluzione abbiamo avuto, tutte, sì, di che imparare!
ennebi
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Caterina (domenica, 09 marzo 2025 13:10)
Grazie, cara Nuccia, per condividere le tue ricerche e riflessioni su figure femminili esemplari eppure oscurate.
Mariagrazia (lunedì, 10 marzo 2025 13:00)
Stai facendo un lavoro pregevole e prezioso, facendoci conoscere tante donne alle quali la storia non ha dato il giusto peso. Grazie!!!
Elisa (lunedì, 10 marzo 2025 13:37)
Le donne combattive , che hanno fatto la differenza nella storia sono sempre esistete ed è grazie a loro se oggi godiamo di diritti inalienabili. Grazie Nuccia.
Mariolina Rocco (lunedì, 10 marzo 2025 15:22)
Cara, Nuccia, grazie di condividere costantemente il tuo alacre lavoro di ricerca per abbattere il muro del silenzio, che troppo spesso circonda l'operato letterario e scientifico di queste donne straordinarie.
nucciabenvenuto@alice.it (martedì, 11 marzo 2025 07:44)
Grazie a voi tutte! La vostra voce mi ricarica!
Donata (martedì, 11 marzo 2025 08:04)
Impariamo a non sentire la minima paura nel cuore di fronte alle ingiustizie operate dallo strapotere di un sistema che ahimè continua ad essere di stampo maschilista. Onoriamo in questo modo il coraggio delle eroine come Olympe. Grazie Nuccia che nutri con dedizione quel coraggio.